Come gestire i feedback dei clienti (senza bestemmiare)

C’è un momento nella vita di ogni designer in cui un cliente guarderà il tuo lavoro, frutto di anni di esperienza e di uno stile personale che hai limato come un artigiano giapponese lima le sue katane, e dirà: “Bello, ma potremmo metterci un bel gradiente arcobaleno?”

Lo stile personale vs il cliente: una storia d’amore complicata

Il problema è particolarmente sentito dai freelance che hanno costruito il loro personal brand su uno stile riconoscibile. Hai presente quando chiami quel designer particolare perché ti piace come usa il lettering brutalista, e poi il cliente vuole trasformarlo in Comic Sans? Ecco.

Mi è capitato di vedere una collega stimata e talentuosa quasi piangere perché un cliente ha voluto modificare il suo poster fino a renderlo irriconoscibile (secondo lei – io lo trovavo ancora figo, ma capisco il punto). Non era tanto il risultato finale a darle fastidio, quanto il fatto che quel poster non era più “suo”, non rappresentava più quello stile che l’ha resa famosa e per cui i clienti la cercano.

La vita in agenzia: diversa ma uguale (rottura)

Se lavori in agenzia, la situazione è diversa ma non meno delicata. Invece di difendere il tuo stile personale, ti trovi a dover proteggere quello dell’agenzia – che poi sarà quello che metterai in portfolio quando dovrai o vorrai cambiare lavoro. Il vantaggio? Hai un account che fa da cuscinetto tra te e il cliente e questo può evitarti molto stress. Lo svantaggio? Devi gestire feedback filtrati attraverso tre livelli di gerarchia aziendale, come in un telefono senza fili particolarmente sadico. Certe volte non capisci se il feedback è veramente del cliente o dell’account e soprattutto certe volte non capisci veramente cosa andava bene e cosa no.

In più, spesso ti ritrovi a dover fare modifiche che vanno contro non solo il tuo gusto personale, ma anche le linee guida dell’agenzia stessa, perché “il cliente è importante e non possiamo permetterci di perderlo”. In questi casi, respira profondamente e ricorda: almeno a fine mese lo stipendio arriva (quasi) sempre.

Come sopravvivere senza diventare cinici

Esistono tre approcci al feedback del cliente:

  1. L’anarchico: “Fanculo, io sono il designer e questo è il mio stile”
    (Spoiler: finirà a fare i suoi bellissimi poster per se stesso)
  2. Il mercenario: “Vogliono la merda? Gli do la merda”
    (Spoiler: finirà a odiare il suo lavoro e a fare siti web con Canva)
  3. Il diplomatico ninja: “Ok, cerchiamo di capire perché vogliono questa modifica”
    (Spoiler: è l’unico che sopravvive e mantiene la sua sanità mentale)

L’arte della diplomazia ninja

Il segreto sta nel trasformare il “non mi piace” in una conversazione costruttiva. Quando un cliente dice “non mi piace il nero”, quello che devi sentire è “aiutami a capire perché ho speso soldi per assumere te invece di mio nipote di 13 anni che usa Canva”.

Ecco alcuni trucchi:

  1. Fai domande specifiche: Non “cosa non ti piace?”, ma “quale elemento ti sembra non allineato con l’obiettivo del progetto?”
  2. Traduci il feedback emotivo in pratico: Se dicono “è troppo freddo”, chiedi “quindi vorresti comunicare più vicinanza al pubblico?”
  3. Offri alternative che preservino l’integrità del design: “Invece del gradiente arcobaleno, che ne dici se usiamo questi due colori del tuo brand in un modo più dinamico?”
  4. Spiega il perché delle tue scelte: Non in termini di design (al cliente non frega niente della regola dei terzi), ma in termini di risultati (“questo layout aumenterà la leggibilità del 70%”)

Il punto è che non sempre sarete voi a fare da portavoce, quindi dovrete cagare il cazzo a chi di dovere per fare in modo che si comporti da ninja e non da mercenario (spoiler, il 90% delle volte si comporteranno comunque da mercenario dicendo sì a qualsiasi richiesta del cliente).

Quando tutto va a puttane

Ci saranno volte in cui, nonostante i tuoi sforzi diplomatici da premio Nobel per la pace, il cliente insisterà per aggiungere quel dannato unicorno 3D sulla brochure minimalista. In questi casi:

  1. Metti per iscritto i tuoi suggerimenti (ti servirà quando torneranno dicendo “ma perché non me l’hai detto?”)
  2. Fai le modifiche richieste nel modo più professionale possibile
  3. Non mettere quel lavoro nel portfolio (o metti la tua versione, quella prima dell’unicorno)
  4. Fatti pagare
  5. Vai a bere qualcosa di forte

La morale della favola

In questo lavoro non si può essere inflessibili ma non puoi permetterti nemmeno di essere uno zerbino. Accettando ogni feedback non dai valore alle tue scelte di design, dando l’idea di non averle fatte con motivazioni solide. Essere troppo rigidi è cocme intesardirsi sui propri dogmi, come Ned Stark che voleva fare il paladino dell’onore in un nido di vipere: sappiamo tutti com’è finita.

Forse il segreto è essere più come Tyrion Lannister: abbastanza intelligente da sapere quando vale la pena combattere e quando è meglio trovare un compromesso diplomatico, ma sempre mantenendo la propria dignità (e possibilmente un bicchiere di vino a portata di mano).

P.S. Se questo articolo ti ha fatto venire voglia di mandare a quel paese i clienti, respira profondamente e ricorda: anche Michelangelo ha dovuto sopportare feedback del cazzo mentre dipingeva la Cappella Sistina. “Mi scusi Michelangelo, ma non potremmo fare Adamo un po’ più muscoloso?”

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