Se vuoi fare un regalo ad un cliente, fai in modo che lo sappia o preparati a rimpiangerlo

Mai visto quelle scene nei film horror dove il protagonista si infila volontariamente in uno scantinato buio dopo aver sentito un rumore inquietante? Ecco, nel mondo del design, regalare lavoro al cliente è esattamente la stessa cosa: sai benissimo che finirà male, eppure lo fai lo stesso, come un criceto lobotomizzato che corre sulla ruota dell’autodistruzione.

Voglio raccontarvi una storia di ordinaria follia creativa che mi è successa l’altro giorno.

La geniale idea di modificare un catalogo zombie

Tutto inizia con un innocente file PDF di un catalogo di 20 pagine. Uno di quei PDF che urlano “sono stato creato con InDesign ma tu dovrai modificarmi con Illustrator”. Completo di crocini di registro e segni di taglio, perché evidentemente qualcuno pensava che fossero elementi decorativi particolarmente chic. Già aprendolo la prima sorpresa: sono 20 pagine perché in realtà sono 40 pagine affiancate.

Il cliente chiedeva modifiche apparentemente semplici: qualche testo da cambiare, un paio di pagine da aggiungere. Roba facile, pensavo io, ingenuo come un pollo che entra volontariamente in un fast food di Kentucky Fried Chicken.

“È solo per una visualizzazione digitale”, mi dicevano. “Niente di complicato”, aggiungevano. Parole che, nel mondo del design, hanno lo stesso potenziale distruttivo di “cosa potrebbe andare storto?”.

Il plot twist

Ed ecco che, come in ogni storia degna di questo nome, arriva il colpo di scena: la tipografia dice che il file non va bene par la stampa. Sì, perché a quanto pare questo file, che doveva essere solo un pdf da mandare via mail ai possibili clienti, era in realtà destinato alla stampa. Una rivelazione scioccante, paragonabile al momento in cui scopri che tua nonna ha più follower di te su Instagram.

La tipografia, con la stessa delicatezza di Godzilla in un negozio di cristalli, chiede un file a pagine singole. E qui parte il valzer dell’assurdo: l’account promette che lo facciamo subito. Io che balbetto qualcosa mentre muoio dentro. Il cliente che si aspetta il file e non capisce perché non lo sta ricevendo, senza capire di stare chiedendo (e ricevendo) un regalo costoso come uno smartphone di ultima generazione.

La discesa agli inferi della grafica

Mi sono trovato quindi a lottare con maschere di ritaglio maligne, come se fossi in un videogioco dove il boss finale è un file PDF impazzito. Ho dovuto creare manualmente le doppie pagine perché il file originale era strutturato come la mente di chi mette l’ananas sulla pizza: un caos incomprensibile. Il tutto con il mio pc che stava morendo dentro per gestire 40 tavole a disegno piene zeppe di immagini raster pesantissime in un solo file di illustrator.

Tutto questo mentre l’account, con il melodramma di una telenovela venezuelana, mi informava che il cliente aveva già chiamato quattro volte. Quattro! Come se stesse aspettando un trapianto di cuore e non un catalogo di merda.

Il gran finale: fatture stornate come coriandoli a Carnevale

Consegniamo il file, sperando che la tipografia faccia il suo lavoro di controllo. Non sperando, richiedendolo esplicitamente. Ma no, perché le cose dovevano andare male fino in fondo: nel catalogo spuntano dei crocini di registro del vecchio file, come zombie che si rifiutano di morire. La tipografia ha fatto la prova di stampa solo della versione nella lingua dove casualmente questo errore non si verificava.

La tipografia dice che è colpa mia, io dico che è colpa loro, il cliente probabilmente pensa che siamo tutti incompetenti, e alla fine le fatture vengono stornate come se fosse Natale e io fossi Babbo Natale con un grave disturbo della personalità.

Mesi di lavoro, regalati. Puf! Svaniti come i buoni propositi il 2 gennaio.

Le 5 lezioni che ho imparato (e che forse imparerò davvero la prossima volta)

  1. L’account non aveva capito un cazzo – Quando mi ha chiesto una stima delle ore, pensava al mondo digitale. Peccato che la realtà fosse analogica come un disco in vinile. Purtroppo è impossibile dimostrare che non abbia mai saputo questa cosa.
  2. Non sappiamo dire di no – Per evitare problemi abbiamo accordato un regalo al cliente senza spiegarglielo, come chi regala un cucciolo di alligatore a un bambino senza spiegare che crescerà.
  3. Io potevo essere più chiaro sul casino – Avrei dovuto urlare “QUESTO RICHIEDERÀ 10 ORE IN PIÙ!” invece di mormorare timidamente “mmh, ci vorrà un po’ più di tempo”.
  4. La fretta è cattiva consigliera – Ma la fretta combinata con la mancanza di comunicazione è come guidare bendati su una strada di montagna: sicuramente non finisce bene.
  5. La zen attitude è fondamentale – Se non avessi dovuto correre come Usain Bolt inseguito da un leone, avrei potuto fare un lavoro a prova di bomba invece che pregare tutti i santi del Pantheon grafico. Isolatevi. I clienti chiamano che vogliono il file? La tipografia chiude alle 18? Il mondo dipende da quel file di stampa? Sticazzi. L’unica cosa che conta è che quando usciranno fuori degli errori sarà solo colpa vostra. Dovete pensare a questo e a nient’altro. Dell’attesa, dell’ansia, dei problemi di consegna, non se ne ricorderà mai nessuno, specialmente in questo caso in cui non sapevamo nemmeno ci fosse qualcosa da stampare.

La morale della tavola (da disegno)

Mai, e ripeto MAI, regalare qualcosa a un cliente se non sai certo che questo capisca al 100% il valore del regalo. È come dare perle ai porci, ma almeno i porci sono grati.

Assicurati che il cliente sappia esattamente cosa gli stai regalando e quanto vale. Altrimenti, quando qualcosa andrà storto (e qualcosa andrà sempre storto), lui penserà che gli hai fatto un favore da due soldi mentre tu avrai la sensazione di aver donato un rene.

E soprattutto: comunica, comunica, comunica. Con il cliente, con l’account, con la tipografia, con il tuo gatto se necessario. Perché nel silenzio prosperano i malintesi, che crescono come funghi velenosi sulla tua fattura.

Ma la lezione più importante di tutte è questa: la prossima volta, quando senti la parola “catalogo” seguita da “piccola modifica”, corri. Corri veloce. Corri lontano. E non guardare indietro, come in un film horror di serie C dove il mostro è un PDF con i crocini di registro.

P.S. Se questo articolo ti ha fatto venire l’impulso di frustare il tuo account manager con un cavo USB, respira profondamente e ricorda che anche lui è una vittima del sistema… o almeno è quello che continuo a ripetermi per non finire in galera.

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